lunedì 31 agosto 2015

VALORIZZAZIONE NUOVA CAUDIUM




LA DEA CERERE

Continua l’approfondimento su tematiche storiche prettamente Caudine. Tornando al ritrovamento della statua lignea sul monte Taburno, la stessa era nascosta in una grotta e ricoperta dalla vegetazione a 3 chilometri dal luogo dove sono state rinvenute recentemente delle Tombe Sannite e dove quasi sicuramente si trova una necropoli di notevoli dimensioni.



Probabilmente la statua originariamente rappresentava proprio Kerres Dea sicuramente molto cara ai Caudini, prova ne offre anche la toponomastica dei luoghi, a tre chilometri dalle tombe, verso Dugenta, vi è ancora oggi una contrada chiamata Cerreta.
Il nome stesso di Cervinara richiama Kerres o la romanizzazione in Cerere, come anche il nome di Cerreto Sannita, altro comune di origini Caudine.

Da sempre il Taburno è stato considerato un monte sacro dai Sanniti, prova ne è il ritrovamento di varie tombe alle sue pendici, non solo a Sant’Agata dei Goti ma anche a Moiano e Bonea, viceversa la toponomastica di contrade come Cerreta che è vicinissimo al termine cerritus che significa "invaso dallo spirito di Cerere" indica un luogo di sepoltura o quantomeno di culto legato a Kerres. 



Esaminando il periodo storico del ritrovamento, 1.401 e leggendo le testimonianze del tempo riportate nel vecchio libro: “Cronica della provincia de Minori osservanti scalzi” riportato per la parte che riguarda il presente argomento tra i file di “Lo Schiaffo 321”, si evince che la stessa statua apparisse come già nascosta da secoli, quindi appare poco probabile che rappresentasse la Madonna in quanto non si avrebbe avuto un valido motivo per nasconderla con cura.

Più probabile appare la tesi che il popolo Caudino abbia continuato a venerare i propri Dei e a svolgere i propri riti fin quando la repressione Cristiana del Paganesimo non raggiunse anche la nostra Valle. Questa ipotesi giustificherebbe la necessità di nascondere in una grotta una statua lignea di quasi due metri rappresentante una donna seduta su di un trono con in mano una conchiglia, ad oggi risultano sicuramente aggiunte, in quanto di carta pesta, la testa e quindi il viso, e il bambino, sarebbe doveroso prelevare una piccola particina per analizzarla e risalire all’epoca della sua realizzazione!

Dal punto di vista invece strettamente cristiano, lasciandosi guidare dal “mistero della Fede” ed evitando di porsi dubbi e domande, la statua scelse una pastorella sordomuta, la più umile delle persone che potesse avere il compito di rivelare al mondo la sua esistenza, e mentre la guariva miracolosamente rendendola capace di sentire e di parlare, le assegnò il compito di riferire la sua preghiera di essere tolta da quella grotta e adagiata in un posto più consono alla venerazione da parte dei fedeli. 

In ogni caso la statua del Santuario del Taburno, che molto probabilmente oggi è situata nella Chiesa di San Domenico in Airola, è meritevole di valorizzazione, sia essa vista come un rarissimo reperto archeologico rappresentante una divinità pagana, sia che sia vista come strumento del Miracolo effettuato dalla Madonna, del tutto simile a quello di Lourdes e ad altri più noti.

Sempre secondo i racconti dei testimoni di anni successivi, essa è stata oggetto di ripetuti miracoli allorquando si scopri un affresco raffigurante la Madonna nella grotta dove era stata portata via la statua che rimaneva intatto nonostante l’umidità, quando durante i lavori di costruzione del monastero sgorgò dalla roccia sottostante alla grotta del ritrovamento una sorgente d’acqua indispensabile per il prosieguo dei lavori, oppure quando nel 1743 i Dominicani decidevano di abbandonare il Convento per trasferirsi a Valle, ad Airola in una nuova sede e la statua non aveva voluto spostarsi, a nulla infatti erano valsi gli sforzi dei Padri per sollevarla e trasferirla in pianura, cosi come aveva fatto negli anni ottanta del XVII secolo, quando trasportato in un ospizio a valle, il simulacro di Maria era tornato miracolosamente a monte (da: Centralismo Romano e “policentrismo periferico” di Marcella Campanelli). 



La considerazione finale è questa: come conseguenza di miracoli veri o presunti simili a quello della Madonna del Taburno e alla presenza di sorgenti “miracolose”, si sono realizzati centri di attrazione di turismo religioso e laico. Nel 1858 il comune di Lourdes assunse grande notorietà, in Francia e all'estero, a seguito delle apparizioni mariane di cui sarebbe stata spettatrice la giovane contadina Bernadette Soubirous, poi canonizzata. Nei decenni successivi la città divenne una delle più importanti mete di pellegrinaggi e turismo religioso ed oggi accoglie circa sei milioni di visitatori ogni anno provenienti da ogni angolo del mondo. Tale flusso ha convertito Lourdes nel secondo centro turistico di Francia, dopo Parigi, e nel terzo polo internazionale del cattolicesimo. Nel 2011 la città è divenuta anche la seconda località con più capienza alberghiera di Francia, sempre dopo Parigi. 



 Non è facile dimostrare che le nostre terre sono ricche di storia e di reperti se siamo noi abitanti della Valle Caudina a non saperli valorizzare. Negli ultimi giorni è stata pubblicata un’intervista al Sindaco di Sant’Agata che annunciava l’imminente ripresa dei lavori per il completamento della Fondo Valle Isclero che riguardano proprio la zona del ritrovamento della necropoli e dei resti della villa Romana.
Spero che la sovrintendenza disponga una verifica a mezzo geo radar lungo il percorso almeno in prossimità degli scavi per la realizzazione di piloni!
 Voglio sperare che la realizzazione della Città Caudina, della Nuova Caudium, come piace dire a Valerio, porti una ventata nuova di valorizzazione del territorio e della storia, una convinzione maggiore dell’enorme potenziale turistico della nostra valle che oltre a non essere valorizzato, fino ad oggi ogni ritrovamento archeologico è stato visto come un “fastidio” perché avvenuto casualmente durante l’esecuzione di lavori pubblici o privati, è ora che sia direttamente il Ministero o il Museo Sannita ad attivarsi per la verifica dei siti noti e alla ricerca di nuovi reperti oltre alla valorizzazione dei tanti già accatastati nei posti più impensabili, come nel caso di Airola dove sono depositati nel chiosco del Palazzo Monte vergine che ospita il comune.

Scritto da Airolano Medio fu Ugo Trentuno


CERERE

Nella religione romana Cerere (in latino: Ceres, Cereris e in osco: Kerri o Kerres o Kerria) era una divinità materna della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti, ma anche dea della nascita, poiché tutti i fiori, la frutta e gli esseri viventi erano ritenuti suoi doni, tant'è che si pensava avesse insegnato agli uomini la coltivazione dei campi. Per questo veniva solitamente rappresentata come una matrona severa e maestosa, nonché bella e affabile, con una corona di spighe sul capo, una fiaccola in una mano e un canestro ricolmo di grano e di frutta nell'altra. Il flamine cereale presiedeva il suo culto.
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