domenica 20 settembre 2015

CINGHIA DI TRASMISSIONE CULTURALE




ITALIA PROLETARIA


Nasce "Italia Proletaria"un nuovo laboratorio e Lo Schiaffo 321 ospita la presentazione di questo progetto politico controcorrente. La voce dei Socialisti Nazionali che sceglie anche la rete per diffondere le proprie idee. La dichiarazione ufficiale di apertura del foglio virtuale è chiara: Il laboratorio “Italia Proletaria” basa la sua azione sul ripudio della Violenza e del Razzismo etnico, antropologico, religioso e sociale. La sua attività è di natura politica, tecnica e formativa, ed è svolta all’insegna del Rispetto della Dignità Umana, e persegue l’esclusivo benessere della Comunità Nazionale Italiana. Fatta questa doverosa premessa la domanda sorge spontanea. Chi sono i cervelli di Italia Proletaria?





Un manipolo di uomini liberi che fieramente si definiscono Socialisti Nazionali ha deciso di dar vita ad un nuovo laboratorio di idee e di prassi politiche, e di diventare la voce di quell’Italia Proletaria che nei secoli scorsi ha dato prova di vitalità e di fiero attaccamento alla Patria. E’ infatti tornato il momento di definirsi Proletari e di aggiornarne l’accezione in base alla condizione di schiavitù totale in cui è vessata la Comunità Nazionale Italica. Come indicato nella prestigiosa Enciclopedia Treccani il termine “proletariato” è sempre stato indicato come: “Genericamente, la massa delle classi con redditi bassi o minimi, in contrapposizione alle minoranze detentrici del potere economico. Il termine ebbe origine in età romana. Esso indicava, nell’ambito della divisione della popolazione di Roma la classe inferiore, che seguiva alle 5 classi di possidenti dell’ordinamento centuriato attribuito dalla tradizione a Servio Tullio (6° sec. a.C.). Proletari erano i cittadini della sesta classe, privi di beni materiali, possessori unicamente di figli (proles), censiti per capo (capite censi) ed esclusi dal servizio militare (sarà Mario nel corso delle guerre civili a dare per primo le armi ai proletari).“

L’origine latina del termine Proletario (dal latino proletarĭu(m), derivante da prōles prole, ossia “chi non possiede altri beni oltre ai propri figli“), ha marchiato nei secoli l’utilizzo di tale terminologia facendo attenuare lentamente nel fiume della storia la sua origine classica. Furono poi Engels e Marx a dare centralità al termine Proletario, pur con delle finalità e delle teorizzazioni che il tempo ha poi dimostrato essere errate, e soprattutto mal applicate dai successivi epigoni. Marx, peraltro giustamente, individuò nel proletariato una delle perniciose discrasie della società capitalista che andava formandosi nel XIX secolo; classi minoritarie e Lumpenproletariat sfruttati e ridotti a ranghi di larve sociali. 
All’interno di un processo di industrializzazione pesante che necessitava di tutele, il Capitalismo (specie quello anglosassone) negava nella sua natura liberale e calvinista qualsiasi dignità al lavoratore. L’errore primigenio di Marx fu proprio quello di non focalizzarsi su una Lotta di Classe tesa a non lasciare i Mezzi di Produzione in mano alle Oligarchie, ma piuttosto di teorizzare una Società senza Classi (quasi prevenendo il Mondo Nuovo di Huxley) e di concentrarsi sulla teoria politica della Disintegrazione dello Stato classista. Errore al quale i suoi epigoni non posero rimedio disinteressandosi dei mezzi di produzione ma piuttosto concentrandosi sull’efficacia dell’industrializzazione a livello statalista, che, se da una parte si poneva in netto contrasto con il capitalismo, dall’altra poneva altri problemi di natura “humana”.




Sarà invece il Sindacalismo Rivoluzionario di inizio XX Secolo, con figure cardini come Sorel e Corridoni, a riportare la “Lotta” su un piano Comunitario e Nazionale, per tracciare un solco che verrà percorso nei primi decenni del secolo medesimo. Il cammino dei successivi tre decenni, seppur tra ampie difficoltà era tracciato, anche se soltanto nel 1944, la Dottrina Economica della Socializzazione trovò in Italia la sua applicazione, mostrandosi in maniera del tutto innovativa come prassi politica ed economica di sicura difesa dei diritti dei lavoratori. Il Capitalismo Usuraio e il Socialismo (Ir)Reale usciti vincitori dalla Seconda Guerra Mondiale, non solo si spartiranno l’Europa nella logica di Yalta, ma si adopereranno immediatamente per osteggiare fortemente tale dottrina che, ricordiamo, teorizzava la necessità di dare al lavoratore la proprietà dei mezzi di produzione ed al contempo di non farlo diventare un mero burattino in mano del puparo capitalista, ossia la naturale evoluzione del Proletario in Lavoratore/Produttore/Proprietario all’interno di una Comunità che non accetta che sia il Capitale a manovrare lo Stato, ma bensì sia lo Stato a favorire la circolazione del Capitale in funzione del benessere della Nazione. Quindi Lotta di Classe per salvare la Nazione, specificando che per noi la “Classe” come soggetto della trasformazione intermodale, non è da intendere come sola classe operaia (oggi quasi del tutto scomparsa ed evolutasi in forza lavoro da stoccaggio), ma tutto il proletariato in senso ampio, cioè quella parte di popolo che come dote ha solo il proprio lavoro e la propria voglia di lottare (sempre più flebilmente) per trasformare il lavoro in soggetto unico della produzione di beni e servizi, e il capitale a mero strumento del miglioramento dell’intera Comunità Nazionale. Dopo un dopoguerra totalmente egemonizzato economicamente e militarmente dall’Occupante Atlantico e dove i Partiti postmarxisti che si sono susseguiti si sono occupati delle “battaglie dei lavoratori” solo per meri fini elettorali con un Eurocomunismo di vago sapore socialdemocratico, dopo i boom economici degli anni 1960/1980, e soprattutto dopo le bolle speculative degli anni 1990/2010, il termine ha lentamente ma inesorabilmente perso il suo contenuto originario connotandosi perfino con un’accezione negativa all’interno della società civile, tranne che in qualche sacca sindacalista e progressista, interessata peraltro soltanto alle proprie tessere di sopravvivenza.




Adesso è arrivato il momento di riportare il termine al suo senso primigenio, vista la situazione disastrata in cui verserà la Comunità Italica nei prossimi anni. Questa sarà sola una delle battaglie che intendiamo intraprendere, battaglie che avranno il fine di superare i vecchi schemi e le vecchie dicotomie politiche destro/sinistre dove il Sistema ci ha recintato da diversi decenni, e riportare l’alveo del dibattito politico verso quella Sovranità Nazionale e Popolare che ormai è soltanto un lontano ricordo nell’Italia del 2015. Non ci interessa pubblicare sterili e finti slogan “sovranisti” o “rivoluzionari” salvo poi essere i bardotti di qualche partito di destra liberale o di sinistra socialdemocratica. Nostra intenzione è “tornare a fare politica“. Ma non la politica dei talk show dove improvvisati e imbarazzanti politici in felpa o in giacca e cravatta, ci tediano tutti i giorni con i loro belati. 
Vogliamo creare un CONTENITORE ATTIVO dove si ritorni a parlare concretamente di Politica Nazionale, di Politiche Territoriali e di tutti quegli ambiti tecnici che influiscono in maniera tangibile sull’esistenza dei cittadini italiani, con uno scopo primario: il Futuro della Patria.

Non agiremo illegalmente ma nemmeno saremo “politicamente corretti”, perché non è nel nostro Dna, perchè non abbiamo da compiacere nessuno contenitore elettorale, ed in special modo, perché il Sistema-Regime che ci governa è tutt’altro che compiacente nei nostri confronti. Perché mai dovremmo esserlo noi ? Il nostro non sarà un quotidiano, un settimanale o un mensile, e non sarà una testata giornalistica di cui ormai l’etere è pieno. 
Il nostro sarà un “Laboratorio/Contenitore di idee” che vedrà la sua naturale evoluzione ogni qualvolta sarà necessario, ed ogni qualvolta ci sarà una voce libera che vorrà avere un microfono per poter esprimere la propria opinione.
Ci piace ricordare in questa sede quei “laboratori eretici” che furono splendido esempio di vigore politico e ricerca di sinergie trasversali all’epoca impensabili; come non tornare con la mente a Il Pensiero Nazionale di Stanis Ruinas, a Italia e Popolo di Oreste Ghinelli, a TabulaRasa di Antonio Carli, e soprattutto a La Prima Fiamma, l’organo del Raggruppamento Sociale Repubblicano di Giorgio Pini, un assoluto punto di riferimento per noi.



Questi laboratori rappresentarono una fucina di eresie con idee che ancora oggi primeggiano all’interno di un triste panorama intellettuale e di un posizionamento strategico fintamente antagonista che non si discosta minimamente dalla solita contrapposizione elettorale Socialdemocratici / LiberalConservatori che tanto piace ai padroni occupanti.
La collaborazione a questo contenitore sarà aperta a chiunque intenda portare il proprio mattone ad un laboratorio che intende essere immodestamente massima espressione delle menti libere di questa martoriata patria. Ovviamente, essendo definito in maniera esplicita “La Voce dei Socialisti Nazionali“, saranno affrontate le tematiche care alla dottrina del Socialismo Nazionale e sarà nostro intento coinvolgere quanti più collaboratori e “uditori” per diffondere le idee programmatiche e sviluppare i teoremi di quello che per noi è il punto cardine per il futuro della Patria: il Socialismo Nazionale.

Saremo altresì pronti anche ad ospitare dibattiti e polemiche con chi si vorrà confrontare con noi, sempre nell’alveo dell’educazione ma con ferma asprezza politica, necessaria in questa epoca di vacuità.
Sarà il tempo e il contributo di chi ci seguirà a darci la via maestra per fare in modo che l’Italia proletaria del XXI Secolo, ossia quella Comunità Nazionale Italica che ancora crede nelle proprie idee e nei propri mezzi oggi vessata dal Capitalismo tecnocratico e usuraio, possa risorgere ed ergersi per la ricostruzione di uno Stato Nazionale del Lavoro, che sia “Sovrano, Popolare e Padrone del suo Destino“.
Noi non abbiamo intenzione di arrenderci.


Scritto dai Socialisti Nazionali

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