sabato 7 novembre 2015

MODE CAUDINE




ONOR DEL MENTO

La moda della barba è arrivata da qualche anno anche in Valle Caudina. In ogni centro di Caudium ci sono barbisti convinti e appassionati. L’esplosione dell’ incolta peluria è accompagnata dalla raffinatezza nel taglio di capelli e dalle sfumature millimetriche. 
Lo Schiaffo 321 ha intervistato un barbiere caudino di talento, Francesco Lengua, che ha descritto il mondo delle barbe.

Buona lettura.






d- Le mode vanno e vengono, questo è palese. Come nasce la moda maschile della barba?
r- La virilità della barba appartiene a moltissime culture e l’espressione tipica, Onor del mento, risale a tantissimi anni fa. La diffusione della barba non ha un periodo storico dato che è sempre esistita e la sua diffusione variava da cultura a cultura fino al giorno d'oggi.

d- A che stile si ispira questa tendenza diffusissima?
r- Cari amici de Lo Schiaffo 321, vi posso dire che la barba è diventata un’istituzione grazie alla rispolverata fatta nei magnifici anni 40. Gli hipster erano ragazzi bianchi che appartenevano alla classe media ed emulavano lo stile di vita estremo dei jazzisti afroamericani. Quindi a tutti coloro che indossano la barba è bene far sapere che stiamo parlando di moda hipster.



d- Quali sono i consigli del mestiere per tenerla in ordine e curarla?
r- Per avere una barba sempre al top bisogna affidarsi nelle mani di un professionista per dare le giuste graduazioni e per la scelta del prodotto più adatto.

d- Perché tutti quelli che non hanno la barba vorrebbero che chi, invece, la porta dovrebbe tagliarsela?
r- Purtroppo, ancora oggi, questo fenomeno è amato e odiato allo stesso tempo. Chi di voi non ha mai sentito fare battute del tipo: “sembri Bin Laden o Padre Pio” oppure “ma che vai facendo con questa cosa in faccia”
Posso solo dirvi che la maggior parte di quelli la giudicavano male, quando la portavo io, erano poco o per nulla barbuti. Lascio pensare a voi il motivo di tanta ostilità verso la barba.


d- Le donne come vedono questa rivoluzione incolta?
r- Per quanto riguarda il gentil sesso, loro amano gli uomini più intriganti. Penso che alla donne non dispiaccia qualche pelo in più, che nasconde la personalità e rende l'uomo più misterioso ed attraente.

d- Nel 2015, tra sfumature e forbici affilate, come si evolve questo antico mestiere?
r- La nascita di questa moda sta dando più risalto a questo antico mestiere nel nuovo millennio. Non a caso la crescita dei cosiddetti barber shop ha avuto un incremento elevato negli ultimi anni.

d- Raccontaci un episodio “storico e goliardico” legato ai barbuti del terzo millennio…
r- Lavorando in questo settore ed avendo toccato tantissime barbe ho avuto molte richieste assurde. Grazie alla mia ispirazione sono riuscito a creare dei veri e propri capolavori a volte anche un bel po’ bizzarri.


d- Il tuo sogno nel cassetto, chiuso tra pettini e brillantina rigorosamente anni 30?
r- Il mio sogno è avere un salone in un quartiere londinese che vada a rievocare gli anni 40 tra musica jazz dal vivo e ambientazioni tipiche dell'epoca.

d- Infine, saluti, consigli, critiche, forbiciate e schiaffi. A te carta bianca…
r- Chiudo quest'intervista col dirvi: VIVA LA BARBA!




Hipster, l'origine del termine 
L'etimologia del termine è discussa. Si fa risalire a hop, un termine gergale per oppio, oppure alla parola wolof hip, che significa vedere o hipi, che significa aprire gli occhi.
L'introduzione dei termini hep e hip nella lingua inglese è di origine incerta e sono state proposte numerose teorie. In origine, i jazzisti utilizzavano hep come termine generico per descrivere gli appassionati di jazz. Essi e i loro fan venivano definiti hepcats. Alla fine degli anni trenta, con la nascita dello swing, hip sostituì il termine hep. Il clarinettista Artie Shaw descrisse il cantante Bing Crosby come «il primo bianco hip nato negli Stati Uniti»
Attorno al 1940, fu coniata la parola hipster, che sostituì il termine hepcat e indicava gli appassionati di bebop e hot jazz, che desideravano distinguersi dai fan dello swing, che alla fine degli anni quaranta cominciava a essere considerato fuori moda ed era stato svilito da musicisti commerciali come Lawrence Welk e Guy Lombardo.



Secondo dopoguerra
La sottocultura hipster si ampliò rapidamente, assumendo nuove forme dopo la seconda guerra mondiale, quando al movimento si associò una fiorente scena letteraria. Jack Kerouac descrisse gli hipster degli anni quaranta come anime erranti portatrici di una speciale spiritualità. 

Fu però Norman Mailer a dare una definizione precisa del movimento. In un saggio intitolato Il bianco negro (1967), Mailer descrisse gli hipster come esistenzialisti statunitensi, che vivevano la loro vita circondati dalla morte - annientati dalla guerra atomica o strangolati dal conformismo sociale - e che decidevano di «divorziare dalla società, vivere senza radici e intraprendere un misterioso viaggio negli eversivi imperativi dell'io».


Frank Tirro, nel suo libro Jazz: a History (1977), definisce in questo modo gli hipster degli anni quaranta:
« Per l'hipster, Charlie Parker era il modello di riferimento. L'hipster è un uomo sotterraneo, è durante la seconda guerra mondiale ciò che il dadaismo è stato per la prima. È amorale, anarchico, gentile e civilizzato al punto da essere decadente. Si trova sempre dieci passi avanti rispetto agli altri grazie alla sua coscienza. Conosce l'ipocrisia della burocrazia e l'odio implicito nelle religioni, quindi che valori gli restano a parte attraversare l'esistenza evitando il dolore, controllando le emozioni e mostrandosi cool? Egli cerca qualcosa che trascenda tutte queste sciocchezze e la trova nel jazz
Anni 2010

Con l'avvento degli anni 2010 si è avuta una nuova ondata hipster, tanto che si è addirittura arrivati a parlare di "Generazione Hipster".

tratto da Wikipedia.

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