domenica 29 novembre 2015

NOVEMBRE 1791 - NOVEMBRE 2015



LE SCOPERTE DEL 1791

Esattamente dopo duecentoventiquattro anni riportiamo alla luce un articolo comparso nel lontano novembre 1791, pubblicato su una gazzetta ufficiale dell’epoca. La preziosa testimonianza, girata dal nostro collaboratore Airolano Medio, parla degli scavi archeologici iniziati a Saticula proprio in quegli anni. E' agghiacciante riflettere sulla situazione odierna alla luce degli ultimi ritrovamenti in Valle Caudina. Caudium e Saticula, ossia l'odierna Sant'Agata dè Goti e dintorni, erano centri importanti in passato, ma da duecentoventiquattro anni la valorizzazione archeologica sembra ferma.






Nell’articolo, forse quello più vecchio in assoluto che abbiamo la fortuna di pubblicare, si parla anche del restauro di una statua che raffigura Venere Vincitrice, molto simile nella descrizione alla statua del Taburno. Si potrebbe sottoporre il quesito alla direttrice del museo Caudino, ma per ora leggetevi questo “pezzo”.

Buona lettura.

«Non è possibile il potere spiegare con quanta felicità si prosegua lo Scavo Reale presso le rovine dell’antica Saticula, Città dei Sanniti. I vasi etruschi che alla giornata si estraggono da quei sepolcri sono di sublimità tale, che superano assolutamente l’immaginazione, e fra questi recentemente si è reso singolarissimo uno a forma di testa di Ippogrifo, che può chiamarsi un Capo d’opera ed ha formata nell’animo di questo illuminatissimo Sovrano la massima sorpresa. 


Frattanto il nuovo Regio Museo va a gran passi innalzando le sue mura superbe ed in questo magnifico Albergo delle Muse si è istituito uno studio di ristauri di Sculture antiche, fra le quali ora si pensa alla ristaurazione di una Statua rappresentate Venere Vincitrice, la quale vien riconosciuta d’una perfezione tanto elevata, che si suppone che un Putto che manca, e l’estremità delle braccia della mentovata figura, convenga piuttosto lasciarle senza ristaurare, che azzardare a supplirle con la sicurtà di non poter riuscire ad una simile impresa. 


Un tal timore ci vien suggerito dal Bernino sul braccio del Laoconte e del gran Michelangiolo con le gambe del nostro Ercole Farnese. A momenti si aprirà per ordine della M.S. uno scavo dentro il recinto dell’antica Telese, che dai tasti ivi eseguito dal Cav. Venuti e Cav. Inghirami suo Nipote è certo il doversi rinvenire cose del massimo valore e della più singolare rarità, come lo attesta il Consoletto bollato, ivi dissotterrato e che già forma l’universale ammirazione».


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